sabato 18 dicembre 2010

Ansia da prestazione

Sono le nove e venti di sera. Ci siamo quasi. L'ansia mi ha tolto la saliva dalla bocca, è così arida che temo di non riuscire a parlare. Arriva R, che introdurrà al pubblico di archeologi e studiosi il nostro spettacolo. Mi spiega quando finirà e quando io dovrò entrare in scena. Annuisco, fingendo una sicurezza che non ho. Il quaderno rosso in mano, insieme alle mie compagne mi nascondo dietro le quinte. Rileggo il testo, ripasso i movimenti. Tremo. Ho paura che qualcosa vada storto, di incepparmi. Penso anche  'Ma chi me l'ha fatto fare??'
Ci siamo quasi. R comincia a parlare sulla scena. Io e le mie compagne ci mettiamo in posizione. Il prof di latino, dall'angolo, mi segno di mantenere la mia voce sottile alta. Io annuisco, sorridendo appena. E poi, R dice la fatidica ultima parola. 'Spettacolo'.
Mi guarda, e parte dalla scena. Le note del pianoforte cominciano a risuonare. E' il punto di non ritorno. Respiro profondamente. Al diavolo l'ansa, la gola secca, lo spettacolo sta per iniziare, e deve andare tutto bene. Comincio a camminare. 

La musica finisce, apro il mio quaderno rosso. Lì, attaccato con delle pinzette, c'è il testo che devo leggere. Un'altro respiro. E leggo. 

Ho appena finito dicendo "E'xtrait de 'Voiyage en Sardaigne' de Paul Valérie". E lì, parte l'inatteso, sorprendente applauso del pubblico. 
"Oddeo, che faccio??" 
Piego appena le labbra. Ce l'ho fatta.  

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