“Dai,
andiamo.”
Chris non vedeva proprio l'ora che
arrivassimo a casa sua. Ma io non potevo sforzarmi più di tanto.
Avevo provato a prendere un lungo bastone per aiutarmi a camminare,
ma non serviva a granché. Quindi, lo avevo lasciato a casa, dove
Jane si stava finalmente occupando di Violet e Rose.
Avanzammo fino ad una piccola casa
fuori dal villaggio. Chris abitava davvero isolata, per scelta. Era
l'unica persona di Ghostly Village a non aver mai conosciuto suo
padre. E questo, oltre che all'eccentricità di sua madre, ne era il
motivo.
La casa aveva tegole rosse, ed era
attorniata da un lussureggiante giardino in cui crescevano diverse
piante, tutte medicinali. Sicuramente le coltivava tutte sua madre per
confezionare i prodotti erboristici che poi vendeva nel suo negozio.
Chris aprì la porta.
“Mamma,
siamo qui” disse cupamente. Non la biasimavo. Si vergognava
tantissimo.
Da una stanza laterale, comparve
sua madre. Si chiamava Helena. Aveva sessantasei anni. Ma non li
dimostrava. I capelli erano ancora biondi e ricci, tirati indietro da
una fascia arancione. La pelle era poco rugosa ed elastica. Indossava
una camicia a quadri rossa e nera, e pantaloni scuri. Ripensando alla
sua età, mi ricordai che uno dei motivi per cui al villaggio non era
ben vista era il fatto che avesse avuto Chris molto tardi, quando di
solito una donna non può più avere figli.
“Buon
pomeriggio, ragazze” disse. “Christabel, porta le tue amiche in
soggiorno. Vi ho messo i biscotti sul tavolo.”
Chris arrossì fino alla radice
dei capelli. Detestava essere chiamata col suo nome completo. Ci
portò nel soggiorno, senza dire nulla. Sua madre ci seguì. Notai
che mi fissava. Tentai di non farci caso.
Era una stanza grande. Il
pavimento era ricoperto da un tappeto, c'erano due divani l'uno di
fronte all'altro e nel mezzo un tavolino, su cui era posato un
vassoio con dei biscotti fatti in casa. Quando entrai, notai che
c'era un camino. Guardai la parete sopra. Mi fermai, ammutolita.
Sul muro, era appeso un grande
quadro. Raffigurava un giovane alto e magro, con lunghi capelli
biondi, vestito di panni bianchi. Era in piedi, di tre quarti. E
assomigliava...a Nathaniel. Era uguale a lui nella foto che avevo
preso nella casa.
Fissai il quadro a bocca aperta.
No. Era sicuramente qualcuno che gli assomigliava. Ma comunque...che
coincidenza.
“Lily,
non vieni a sederti?”
La voce di Chris mi riscosse. Lei
e Pearl erano sedute l'una accanto all'altra sul divano alla mia
destra. Sua madre, era in quello di sinistra. Mi fissavano tutte. Ma
Helena sembrava davvero interessata alla mia espressione.
“Ehm...si.”
Mi sedetti accanto a Pearl, posai
accanto a me la borsa a tracolla che avevo portato e afferrai un
biscotto, imbarazzata. Era davvero buono, però.
Rimanemmo in un silenzio pesante
per un po'. La presenza di Helena metteva soggezione. Il mio occhio
cadde di nuovo sul quadro. Ma da dove...
“Dove
abiti esattamente, Lily?” chiese d'un tratto la donna.
La guardai, sbalordita. Si stava
rivolgendo a me?
“Al
18 di Whisper street” risposi.
“Oh...la
mia vecchia casa!”
Sgranammo tutte e tre gli occhi.
Era evidente che neanche Chris sapeva che sua madre aveva abitato
nella mia stessa casa. Però...era strano.
“Eh,
si. Ho abitato in Whisper street fino a i miei quindici anni. Poi,
nel 1961, ci trasferimmo in città. La gente già allora mormorava su
di me...e i miei genitori non riuscivano a sopportarlo.”
Io intanto, riflettevo.
“E...se
non sono indiscreta, dov'era la sua camera da letto?” chiesi.
Lei sorrise. Aveva l'espressione
compiaciuta, come se fosse felice che le facessi quella domanda.
“Al
secondo piano nella stanza di destra.”
Dunque anche lei, quando guardava
dalla finestra, vedeva il numero 20.
“Bene,
venite in camera mia” disse Chris. Accettammo l'invito.
La sua camera era piccola, con un
letto e un computer. Accanto, c'era una custodia di chitarra. Chris
chiuse la porta.
“Perché
le hai parlato?”
Si era messa a gambe larghe, con
le mani sui fianchi. Sembrava infuriata. Io aggrottai la fronte.
“Beh...mi
sembrava corretto.”
“E
da quando in qua tu fai qualcosa di corretto?”
Anche Pearl mi guardava come se
non avessi agito bene. Sospirai.
“Scusate.”
Passammo il resto del pomeriggio a
chiacchierare.
Alle sette, decisi di tornare a
casa. L'atteggiamento che avevano avuto con me Chris e Pearl mi
disturbava. Cosa avevo fatto di male? E poi, loro non capivano. Gli
avevo solo accennato di Nathaniel, e non avevo osato raccontargli
delle strane cose che vedevo in quei giorni. Il fatto era che avevo
paura. Avevo paura che qualcuno mi portasse dal medico e che si
accorgessero che non prendevo le medicine. Avevo paura che tutto-il
camion, l'immagine nello specchio che oscillava, il cane, la faccia
che avevo visto alla finestra-, che tutto ciò che avevo visto in
quei giorni fossero allucinazioni. E quindi, non ne avevo parlato
praticamente con nessuno. Tranne che con Nathaniel.
Dopo aver salutato le mie amiche,
scesi di nuovo in salotto. Dissi “arrivederci” e aprii la porta.
“Aspetta!”
Helena mi raggiunse.
“Ti
stavi dimenticando la tua borsa.”
Oddio...era vero! L'avevo lasciata
sul divano, quando ero salita in camera di Chris. La presi.
“Grazie.”
“E
poi, voglio darti questi”. Mi mise in mano qualcosa. Era una
boccetta, e all'interno c'era una cosa rossa. “Sono petali secchi
di papavero spezzati. Mettili in acqua calda per almeno dieci minuti,
poi bevi la tisana. Ti aiuterà a dormire bene. Hai la faccia di una
che non lo fa da giorni. E poi, così farai anche dei bei sogni!”
Sorrise.
“Ehm...sa,
Helena, io normalmente non dovrei prendere droghe...”
“Ma
questa non è una droga, infatti” disse lei. “Sai, Lily, le
piante, come anche il papavero, possono essere utilizzate con diversi
scopi, benefici o malefici. E quello che ti ho appena detto è il
giusto modo di utilizzare il papavero. Poi, gli uomini ne hanno
pervertito i benefici, creando l'oppio.”
Sembrava convinta di ciò che
diceva. Guardai ancora la boccetta. La misi nella borsa.
“Va
bene. Grazie.”
Uscii. Mentre andavo verso casa,
mi accesi una sigaretta. Mi accorsi che era da giorni che non fumavo.
Come avevo fatto?
Quando arrivai, Violet e Rose
ridevano felici in giardino mentre Jane leggeva sull'erba un giornale
di gossip. Mi raggiunsero.
“Mamma
e papa hanno chiamato!” Violet era raggiante. “Saranno qui tra due giorni al massimo!”
“Davvero?”
Ero stranamente felice anch'io.
Che fosse perché volevo liberarmi di Paris Hilton?
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