Quando mi svegliai, la prima cosa
che sentii fu che avevo male in ogni singola fibra del mio corpo.
Poi, che ero a letto. E che c'era qualcuno nella stanza. Ma ancora
non riuscivo a ricordare ne a capire cosa diavolo fosse successo.
Aprii gli occhi.
Stavo fissando il soffitto della
mia camera.
“Oh,
finalmente sveglia!” disse una voce vagamente famigliare accanto a
me. Girai lo sguardo verso di lei. Seduto sulla mia sedia accanto
alla scrivania, c'era un ragazzo sui venticinque anni dai capelli
neri e mossi e gli occhi azzurri. Sul mento e sulle guance, la barba
era di pochi giorni. Lo riconobbi. Era Will, il figlio di una
famiglia che abitava un po' più in là nella strada.
“Come
va?” mi chiese con tono sinceramente preoccupato.
Ci riflettei un attimo, cercando
di collegare il cervello.
“Male”
risposi alla fine.
“È
normale” disse sorridendo.
Chiusi gli occhi, poi li riaprii.
“Non
riesco a ricordare nulla...che cosa è successo?”
“Beh,
io dovrei chiederti cosa ti è saltato in mente!” rispose Will. “Mi
sei balzata davanti proprio mentre passavo con la macchina per
tornare a casa! Ho frenato, ma non sono riuscito a evitarti. Non ti
ho messo sotto, ma ti ho colpito alla gamba e sei caduta
sull'asfalto.”
E d'un tratto ricordai. Ero stata
a casa di Nathaniel, non avevo trovato nessuno, mi ero spaventata ed
ero uscita. Si, era vero, ero balzata in mezzo alla strada. E
poi...più niente.
Will aveva parlato della mia
gamba. Sollevai la coperta e sbirciai dentro il letto. Oggesù.
Quella sinistra era completamente fasciata, dal ginocchio in giù.
“È
rotta, vero?” dissi con voce atona.
“No,
tranquilla!!” disse Will. “Non è nemmeno lussata. Solo, il
cofano ti ha aperto un brutto taglio. Hai perso un po' di sangue.
Ehi!” tentò di ridere “Sei stata fortunata. Non solo non sei
stata investita, ma per di più sei capitata davanti a me!”
Aveva ragione. Will studiava
medicina all'università. Ed era molto brillante. Era uno dei pochi a
Ghostly Village che era sempre stato gentile con me. E poi, era
carino e simpatico.
“Ti
ho dovuto mettere otto punti.”
Otto. Fantastico. In quel momento
mi accorsi di avere una fasciatura anche al braccio destro.
“Ti
sei scorticata sull'asfalto.”
Uff.
Guardai fuori dalla finestra. Era
notte. Volsi lo sguardo alla sveglia. Erano le due del mattino.
“Posso
camminare?” chiesi.
“Domani
non dovresti avere problemi. Ma almeno questa notte riposa.
Zoppicherai un po'. Ma sta tranquilla, sono a casa per tre settimane
e potrò venire io a cambiarti la fasciatura. In ogni caso per domani
sei a posto.”
Rimanemmo un attimo in silenzio.
Poi, Will ricominciò a parlare.
“Ho
provato a chiamare i tuoi, ma non erano raggiungibili. Le tue sorelle
mi hanno detto che sono in Europa per lavoro...”
Oddio! Violet e Rose! Me ne ero
completamente dimenticata!
Vedendo che cominciavo ad agitarmi
Will mi tranquillizzò.
“Me
ne sono occupato io, sono andate a letto due ore fa. Erano molto
preoccupare per te.”
“Davvero?”
dissi sorpresa.
“Si.”
Sospirai. Non avevo più sonno.
Oddio. Avrei passato la notte intera sveglia. Will si avvicinò e si
sedette accanto a me sul letto.
“Lily”
disse, piano. “Come va con le medicine?”
Tutta la simpatia che avevo per
lui se ne andò di colpo.
“Perché?”
chiesi sulla difensiva.
“Hey,
non voglio biasimarti in niente. Solo...mentre dormivi ti muovevi e
mormoravi qualcosa nel sonno che non ho capito. Era come se avessi
gli incubi.”
Ripensai al mio sonno. Oh, si...il
solito sogno di cui non capivo niente. Eppure, in quel momento notai
che da qualche giorno la visione era un po' più nitida.
“N...non
è niente.”
“Sicura
che quelle pasticche non sono troppo pesanti?”
Quando mi guardava così, con quei
bellissimi occhi azzurri nei miei, non riuscivo mai a concentrarmi su
ciò che stavo dicendo.
“S..si.”
“Va
bene.”
Sospirai.
“Will...se
vuoi ora puoi tornare a casa. Penso di potermela cavare da sola.”
Lui rimase un attimo a riflettere.
'Sarà proprio un bravo medico'
pensai.
“Ok”
disse alla fine. Prese la giacca dallo schienale della
sedia. Mentre usciva, si voltò verso di me.
“Dimenticavo.”
Si frugò nelle tasche. “Quando ti ho presa, stingevi questa in una
mano.” Ne tirò fuori quello che sembrava un vecchio pezzo di carta
e me lo porse. Lo presi e rimasi allibita quando vidi cos'era.
Era una fotografia in bianco e
nero. Raffigurava un ragazzo alto e magro, con lunghi capelli biondi
e vestito di panni bianchi. Nathaniel.
“È
molto antica” disse Will. “Guarda com'è ingiallita la carta. E
poi, il soggetto non è nitido. Dovrebbe essere stata fatta dopo
il 1835. Dove l'hai trovata?”
Non riuscivo a staccare gli occhi
da quella foto, mentre ascoltavo ciò che diceva Will. E poi, mi
riscossi.
“Ehm...facendo
le pulizie in casa. In una vecchia scatola.”
“Ah...magari
è un tuo antenato.”
“Si...”
Will se ne andò. Io rimasi tutta
la notte a letto, con la fotografia in mano, mentre i pensieri si
susseguivano nella mia mente. Dopo il 1835? Ma com'era possibile?
Nathaniel era...un mio contemporaneo. La foto poteva benissimo essere
stata scattata con un vecchio apparecchio, apposta. Ma la carta era
così gialla e vecchia...e poi, mi ricordai delle circostanze in cui
l'avevo trovata. Sopra una cassa di legno scuro, sotto uno spesso
strato di polvere. Quella casa, nonostante ci fosse qualcuno da una
settimana, sembrava davvero disabitata. Mi ricordai dei fantasmi...
'I fantasmi non esistono' pensai
di nuovo. 'Quante volte me lo devo dire?'
La notte e la prima parte della
mattina passarono così. Poco a poco, il dolore sparì, tranne
ovviamente quello alla gamba e al braccio. Temevo soprattutto per la
prima. Will aveva parlato di un brutto taglio. Avrei avuto una
cicatrice per sempre?
I miei cupi pensieri furono
interrotti dalla porta che si apriva. Apparvero Violet e Rose. E quando mi videro sveglia, mi balzarono addosso e mi
abbracciarono.
“Lily...sei
viva!” disse Violet, quasi piangendo.
“Beh...”
ribattei in tono scettico. “Sai, il massimo che possono farti per
un taglio alla gamba è un'amputazione...”
Lei sollevò la testa e mi guardò
spaventata.
“Vuoi
dire che te la taglieranno??”
“Nooo!
No, non succederà. È solo un taglietto...”
Proprio in quel momento, una fitta
mi fece stringere i denti. Ma perché Will non mi aveva dato un
antidolorifico. Poi ricordai che nel mio caso era sconsigliato.
Meglio evitare il rischio di dipendenza ai farmaci.
Quando le mie sorelline si furono
calmate, tentai di alzarmi. Avevo addosso la maglietta che avevo
indossato il giorno prima. Era abbastanza lunga da fungere come
vestito. Misi per primo solo il piede destro sul
pavimento. Poi, con cautela, misi anche il sinistro. Bene, per ora
andava. Mi alzai.
“AHI!”
Non appena si contrasse e cominciò
a reggere il mio peso, il polpaccio cominciò ad urlare. Mi
risedetti. Ansimavo. Le bambine mi guardavano preoccupate. Presi
coraggio.
“Non
è niente, sto bene.” Mentre mi rialzavo, tentai di spostare almeno
la maggior parte del mio peso sull'altra gamba. Funzionò. Ma, come
aveva detto Will, zoppicavo che era una meraviglia.
Nel quarto d'ora seguente, scoprii
che l'unico pantalone che mi stava con la fasciatura era quello di un
pigiama invernale e largo. L'alternativa erano un paio di
pantaloncini. E siccome non avevo voglia di mostrare a tutti che
avevo appena rischiato di crepare, decisi di restare a metà in
pigiama.
Scesi in cucina appoggiandomi al
corrimano, sempre sotto lo sguardo attento di Violet e Rose. La
mattinata trascorse in modo tranquillo. Mi chiesi se le bambine
fossero così calme perché ero ferita. Beh, tanto meglio.
A mezzogiorno, il telefono
squillò.
“Pronto?”
“Ciao
Lily! Come va la gamba?”
Rimasi a bocca aperta. Era la voce di Jane, mia cugina. Abitava in città. Ma come diavolo sapeva che mi
ero fatta male a una gamba? Non lo sapeva nessuno a parte me, le mie
sorelle e Will. E magari la sua famiglia...
“Bene.
Come l'hai saputo?”
“Oh,
la notizia che ti sei fatta investire ieri è arrivata grazie a Lisa,
sai la ragazza che abita in Flowers street...penso che lo sappiano
tutti, a Ghostly Village.”
Chiusi gli occhi e presi un gran
respiro. Proprio quello che volevo evitare. Ma come potevo pretendere
che nessuno lo sapesse? Abitavo in un villaggio sperduto dove tutti
sapevano i fatti degli altri. Quando poi mi resi conto che un
incidente capitato proprio a me sarebbe stato eccitante per tutti,
per poco non cominciai a frignare. Se ne sarebbe parlato per mesi. E
io che non volevo dirlo a mamma e papa. Ero morta.
“Stavo
pensando...mi hanno raccontato delle circostanze dell'incidente, e
sono sicura che è successo perché in questi giorni sei sola a casa
e non esci. Quindi, beh...ho appena preparato i bagagli. Vengo da te,
e mi occupo io di Violet e Rose. Così tu puoi stare più
tranquilla.”
Inizialmente pensare di avere Jane
in casa mi rattristò ancora di più. Io e mia cugina non sembravamo
neanche della stessa famiglia. Tra me, Chris e Pearl la chiamavamo
Paris Hilton. Ma dopotutto...se lei avesse badato alle bambine, io
sarei potuta uscire tutta la giornata! Poi ripensai alla gamba che mi
faceva male. E chi se ne fregava! Non sarei morta.
“Ok.”
“Bene,
sarò lì tra massimo due ore... a dopo!”
Avevo appena rimesso a posto il
telefono quando suonarono il campanello.
“Vado
io!” disse prontamente Violet.
Sospirai di piacere. Da quella
mattina non avevo camminato granché. Tenevo il piede a martello
appoggiato ad una sedia. Appena toccavo il polpaccio, mi faceva un
male cane. Temevo ciò che avrei visto il giorno dopo, quando Will mi
avrebbe cambiato la fasciatura. Immaginavo uno squarcio orribile. Poi
mi ricordai dei punti.
Entrarono proprio le persone che
stavo che per chiamare. Chris e Pearl.
“Come
stai???”
Sbuffai.
“Fa
male, ma almeno posso camminare. Mi dite come fate a saperlo anche
voi?”
“Beh,
non pretenderai che farti investire in pieno giorno non abbia
attirato i vicini. Diciamo che già ieri Brice Lingualunga ha
raccontato a tutti del bel Will che ti sentiva il cuore e ti medicava
la gamba in mezzo alla strada davanti a tutti. E poi ti prendeva tra le
braccia e ti portava a letto, consolando dolcemente le tue
sorelline.”
Sgranai gli occhi.
“Beh...non
sapevo che fosse andata così...” sorrisi tra me e me.
“È
stato davvero gentile...” disse Rose, congiungendo le mani e
volgendo lo sguardo al cielo.
“Guarda
che ha ventidue anni più di te.”
Rose mise il broncio.
“E
poi, stamattina, almeno da quello che abbiamo ipotizzato, Will ha
detto ai suoi che ti eri svegliata, e i suoi lo hanno detto ai
genitori di Brice, quindi lei lo ha sentito e lo avrebbe detto a
Ticknor, la cui madre lo ha detto a quella di Pearl che avrebbe
chiuso quindi la catena dicendolo alla mia e quindi a me.”
Ero allibita.
“Beh...Will
se n'è andato ieri notte verso le tre.”
“Quindi
la notizia si è saputa nella mattinata.”
“In
ogni caso lo hanno saputo fino alla città. Mi ha telefonato Paris
Hilton. Vuole venire qui a prendersi cura di Violet e Rose mentre i
miei non ci sono. Così, secondo lei potrò uscire.”
Le mie amiche mi guardarono
preoccupate.
“Ho
detto di si.”
“Ma
sei pazza?” sbottò Pearl. “Quella lì tu la lasci sola con le
tue sorelline? Ma è...non assistenza a un minorenne in pericolo! E
poi la tua gamba...non puoi uscire!”
“Sono
chiusa qui dentro dalla festa a casa dei Ticknor, e camminare non mi
farà morire.”
“Quale
festa?”
A parlare era stata Violet. Ci
guardammo.
“Ma
quale festa?” dissi, improvvisando. “Ho forse detto festa?”
“No”
mi risposero all'unisono Pearl e Chris.
“Devi
aver sentito male...”
Rose non parlava, per fortuna.
“Volevo
dirti una cosa” disse d'un tratto Chris. Era imbarazzata. “Ecco...dopodomani
mia madre ha detto che se vogliamo possiamo andare tutte e tre per il
pomeriggio a casa mia.”
Aggrottai la fronte. E da quando
in qua la madre di Chris invitava gente in casa sua?
Sembrava che la mente di Pearl
avesse i miei stessi pensieri.
Riflettei. Non volevo essere
motivo di imbarazzo per Chris. Stava a lei decidere.
“Tu
cosa vuoi che facciamo?” dissi.
Lei alzò lo sguardo.
“Non
lo so. Solo...vi prego, qualunque cosa notiate a casa, non ditelo a
nessuno. Non palatene neanche a me.”
Con Pearl ci scambiammo uno
sguardo d'intesa.
“Va
bene” disse lei.
Sempre più avvincente il tuo romanzo, bravissima!
RispondiEliminaAspetto la prossima. Ciao.
Antonella
Grazie mille!!!! Ciao! :)
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