mercoledì 27 febbraio 2013

Grazie Antonella, grazie Audrey (e scusate il ritardo)

Bene, scrivo finalmente questo post per ringraziare Antonella e Audrey, che mercoledì scorso hanno pubblicato il mio post di qualche settimana fa sui manoscritti bruciati a Timbuctù. Quello che avete fatto per me è stato davvero gentile. E mi sento in colpa per non essermi potuta collegare prima. Il fatto è che, a partire da mercoledì, ho avuto l'influenza e quindi sono rimasta a casa. Ora sto bene, ho solo un po' di tosse. Ricordo che abito in una zona molto isolata, dove non c'è telefono fisso e il cellulare non prende e quindi internet può andare a farsi benedire...tranne quando sono da mia nonna oppure c'è l'ora di religione a scuola! ;)

Ora scusatemi, ma devo andare...oggi è il compleanno di mio padre...70 anni...grazie per tutto papà, anche se a volte litighiamo. Forse perché ci assomigliamo tantissimo.... XD

giovedì 14 febbraio 2013

Carpe Diem

Carpe Diem. Cogli l'attimo. Fin da quando ho sentito quest'espressione, l'ho amata. Credo che la prima volta sia stato in terza media, quando una prof ci fece vedere L'attimo fuggente di Peter Weir, il mio film preferito insieme a Into the wild. Poi, l'anno scorso, quando in latino abbiamo fatto le Odi di Orazio, ho scoperto che quest'espressione ha tanti altri significati: sgrana il giorno, carpisci il giorno... Ma il significato che più mi piace non è nella sola espressione, piuttosto nella poesia in generale. Leuconoe, alla quale la poesia è dedicata, è una ragazza che cerca conforto negli astrologi, negli oroscopi e nei numeri. Si interroga in continuazione sul suo futuro e sulla relazione che ha con Orazio. E il poeta le dice di smetterla, di cogliere le occasioni e l'amore come questo si presenta. Il fatto che lei chieda come andrà la loro relazione è sintomo di insicurezza, si sta mettendo da sola dei paletti che porranno fine al loro amore. Andrà come andrà.
Ultimamente sto pensando molto al carpe diem. E sto anche cercando di applicarlo nell'amore che provo per il mio ragazzo. A dir la verità mi sto accorgendo che lo facevo anche prima, quando non sapevo se gli piacevo o no e mi dicevo di lasciare le cose seguire il loro corso naturale, perché sapevo che avrei sofferto molto di più perdendo la sua amicizia dopo essermi dichiarata che non vedendo mai realizzati quei viaggi mentali ch a volte mi facevo e che tentavo di esprimere su questo blog attraverso post senza senso, perché temevo che lui li vedesse e capisse tutto. Voglio viverlo appieno, questo amore, sorprendermi ogni giorno,che sia per un bacio rubato, per una parola o per una stretta di mano più forte delle altre.
E i passanti? Beh, continuano a ridere, arrabbiarsi o invidiarci. Io e il mio ragazzo siamo una coppia ''atipica'' per la buona società conformista della mia scuola. Ma a me non importa. Non mi innamoravo da quattro anni. Non ho mai amato qualcuno così. Sono affari nostri, non dei passanti. 

mercoledì 6 febbraio 2013

Prévert variatio

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è soltanto la loro ombra
Che trema nel buio
Suscitano la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo i loro risolini
la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Loro sono altrove ben più lontano della notte
Ben più in alto del sole
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

E ora anche noi siano due ragazzi che si amano
Come quelli di Prévert,
E i passanti ci segnano a dito
E suscitiamo la loro rabbia il loro disprezzo i loro risolini
la loro invidia
quando le nostre dita si intrecciano
o le nostre labbra si sfiorano
Ma a noi non ce ne deve importare
Noi siamo più lontani della notte
Più in alto del sole
Nell'abbagliante splendore del nostro amore.

lunedì 4 febbraio 2013

La Biblioteca del Cielo


C'era un tempo in cui la gente mi amava, gente di tutti i posti, che attraversava deserti e mille peripezie pur di vedermi, e di ascoltare la mia voce e i miei consigli. Quelle persone mi prendevano nelle loro mani, mi accarezzavano, ed era un piacere vedere i loro sguardi illuminarsi quando ciò che dicevo le toccava profondamente, oppure gli facevo venire in mente un'idea che non avevano mai avuto. Negli anni, ovviamente, ho cominciato a soffrire degli acciacchi dell'età. Ma chi mi amava mi ha protetti e curato, e ho la fortuna di reggere bene qualunque medicina mi si somministri.
Ho sentito molte cose nella mia vita, e sono state tutte positive. Nessuno mi ha mai maltrattato, mi ha mai maledetto, mi ha mai offeso.
Per questo, quando questa mattina degli uomini con le sembianze di coloro che mi avevano tanto amato per tutto questo tempo sono entrati e mi hanno strappato violentemente dalla mia casa per buttarmi a terra, un dolore tremendo mi ha preso. Ma niente è stato peggiore del fuoco, l'unica cosa che io, povero pezzo di carta reso prezioso dall'inchiostro versato su di me tanti secoli fa, temevo davvero. Il fuoco mi ha morso, mi ha spezzato, mi ha accartocciato, mi ha distrutto, ha svolto quell'opera così ingrata che spesso gli uomini gli affidano.
Ora sono un mucchio di cenere, giaccio insieme a tanti altri miei fratelli, su questo pavimento freddo. Tra poco verrà il vento, che ci porterà via, lontano lontano, per raggiungere, tra gli scaffali della Biblioteca del Cielo, i nostri altri fratelli, quelli che hanno conosciuto il nostro stesso destino, noi, i manoscritti perduti di Timbuctù.