sabato 26 aprile 2014

E' finita.
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lunedì 14 aprile 2014

Conseguenze della visita all'Archivio di Stato di Cagliari

L: Io, sinceramente, non pensavo che saresti venuta.
Io: Perché?
L: Perché dopo un esame in cui hai preso trenta, dopo aver passato la notte in bianco, sinceramente non pensavo di vederti al binario alle sette meno un quarto del mattino a salutarmi facendomi vedere che eri lì...

Io: Abbiamo visto un documento in cui si diceva di un 'rapimento di zitella'.
Mamma: Che???
Io: Si, rapimento di zitella. Un tizio è finito in carcere per un bacio rubato nel 1600. C'è anche da dire che il padre di lui teneva un coltello alla gola della madre di lei perché non fiatasse mentre lui le chiedeva di sposarlo... Ah, e mamma, ho toccato una bolla papale di Clemente XIII!

Io: Ti voglio chiedere una cosa...
Lui: Si?
Io: Tu cosa diresti se dopo la laurea andassi a Cagliari per specializzarmi in una scuola di archivistica, paleografia e diplomatica?
Lui: FALLO!!!!

Per il resto, mi sono divertita moltissimo, era da un sacco che non ridevo così tanto. E, come detto sopra, forse ho anche trovato una specialistica che mi piace. :D

Questo è il sito della scuola: http://www.archiviostatocagliari.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=2&Itemid=5

giovedì 10 aprile 2014

Esame

Entro nella stanza in ritardo di un quarto d'ora, perché alla fine la mia collega G., mentre le spiegavo che sinceramente non sapevo se presentarmi, mi sembrava di non essere per niente preparata, mi ha detto: "Ko, vai!!! Al massimo lo ripassi a maggio!" E così, ho preso le mie cose e sono andata. Mi avevano appena tolta dall'elenco, ma poi, mi hanno rimessa appena ho detto il mio nome. Mi sistemo nell'ultima fila. La mia collega N. sta andando letteralmente fuori dai gangheri, mentre una persona parla se lei aveva in mente la risposta corretta rotea il pugno in aria. Io invece me ne sto lì tra libri, appunti, fotocopie, e quant'altro, a rileggere per l'ennesima volta le cose e pensando che posso anche fuggire, chi se ne frega, vado a maggio, ma al tempo stesso ormai ci sono, e che figura ci faccio?? N. viene chiamata e fa scena muta. Ci rimango male per lei. Un'altra del mio corso prende un 28. Ancora due persone e si chiama "Patin", tra l'altro detto in modo corretto, ma in quel momento non me ne accorgo neanche. "Cognome francese?" "Si".
Prima domanda. Rispondo. All'inizio titubando, tanto che mi si dice di darmi una calmata. Ma poi vado vado vado. Mi si dice che è tutto perfetto.
Seconda domanda. Cavolo, quella parte lì l'ho copiata dalle registrazioni e basta...oh, dai, sviamo un po' dall'argomento poco a poco, forse così riesco a sembrare più pronta...e funziona. I concetti base li so.
"Bene. La prossima volta che ci vediamo controlli l'ansia, però." E vedo il voto. Non ci credo. Non è possibile che io, Kore Patin, con una carriera liceale piuttosto disastrosa, ho preso quel voto in questo esame.

30.
TRENTA.

Io ho preso trenta. E lì, tutta la tensione accumulata, tutta quella tensione che forse ha anche causato un po' quei litigi insopportabili (dopotutto era già successo all'esame di maturità), se ne va. Ringrazio. Mi alzo. La gente mi sorride. Prendo le mie cose e me ne vado.

30. TRENTA!!

venerdì 4 aprile 2014

Pezzi di noi si staccano poco a poco.
Questo cielo plumbeo ci rispecchia bene...

Che c'è ragazzino bimbo minchia che mi fissa in autobus? Si, anche le metallare che si vestono di nero e hanno un anello nel naso piangono. Qualche problema? E allora smamma. Sono umana anch'io.

mercoledì 2 aprile 2014

Abney Park!

Ho un mal di testa allucinante...ma mi sta passando...

Terminata la nota sulla mia salute piuttosto altalenante in questi giorni, vi voglio postare due canzoni di un gruppo Steam Punk che sto scoprendo ultimamente e che mi sta piacendo tantissimo: gli Abney Park!



Il suono della loro musica mi fa pensare al deserto, in particolare Daddy's Side Car...non so perché. Ma in questi giorni ne sto diventando dipendente!!

A presto!! ;)

PS: Forse, ma dico forse, ho trovato una persona con la quale realizzare un fumetto tratto da 20 Whisper Street... vi aggiornerò!

venerdì 21 marzo 2014

Dopo questa, penso che la mia idiozia non abbia limiti

Perché? Perché. Ieri, prima di una lezione, io e il mio ragazzo andiamo al supermercato. Ci stuzzichiamo, litighiamo per finta. E ad un certo punto, io ho la brillante idea di colpirlo con una mossa di karate. Risultato? Gli ho schiacciato i tendini della mano. E lui deve suonare... In questo momento mi sento una perfetta idiota. IDIOTA.

martedì 18 marzo 2014

La follia...

Autobus. Sto andando a lezione. Per passare il tempo, leggo il libro Storia della Pirateria di David Cordingly. Accanto a me, quattro signore pettegole che parlano dei negozi e delle commesse, secondo loro ce ne sono troppe ed è per questo che i negozi aumentano i prezzi e poi falliscono, devono pagare troppo persone. Teoria interessante...ma le voci gracchianti delle suddette signore mi impediscono di capire l'avvento della goletta tra i pirati dei caraibi. Di conseguenza, lascio perdere e chiudo il libro, infastidita. Quando una delle signore dice che è felice di essere ormai vedova (argomento tra l'altro già sentito e che mi disturba parecchio), entra un signore. Il quale le dice, ma chi ve lo fa fare, signore, andate alle Maldive, tornerete più giovani di trent'anni e vi daranno un lavoro. Dopodiché, il suo sguardo si posa su di me. E allora...

"Ma guardatela, questa povera ragazza, è pallida, studia sempre, si sta consumando il cervello sui libri, prima di studiare sorrideva, era bella, e ora si consuma studiando e leggendo per un diploma che non le porterà neanche un lavoro! Sentite a me, studiare non serve!"

Dopodiché il signore mi fa l'occhiolino ed esce dall'autobus, e mi sento compiangere dalle quattro pettegole...tutto questo davanti ad una mia collega piuttosto scioccata! :D



martedì 11 marzo 2014

Piccole archeologhe crescono

Questa domenica, mio fratello è venuto a casa mia con una delle mie nipoti, la più grande delle sue figlie.
Prima abbiamo pensato di andare a giocare con la palla, ma poi...
"Facciamo una passeggiata?" ho proposto.
La risposta è stata un "Si!!"
All'inizio era una semplice passeggiata, poi, quando abbiamo cominciato a parlare di fossili, è diventata una spedizione archeologica! La zona in cui abito abbonda di fossili di conchiglie, per lo più rotti, certo, ma sui bambini fanno l'effetto di un tesoro. E, mentre insieme a mia nipote raccoglievo quei resti di animaletti vissuti migliaia di anni fa, non potevo fare a meno di pensare a quando avevo la sua età e facevo esattamente la stessa cosa, per pomeriggi interi. Allora erano o mia madre o mia sorella, ad accompagnarmi. E ora i ruoli si sono scambiati. Certo, ci sono delle differenze...mia nipote è un po' brusca, non le importa di avere qualcosa di integro, ma anche solo un pezzo di stella marina tutto rovinato le interessa. Io invece ho il ricordo di un'intera giornata passata dietro casa mia, tra le rocce, con martello e scalpello per tirare fuori dalla roccia una mezza stella marina perfettamente conservata, facendo ben attenzione a non intaccarne la superficie del guscio, su cui sono ancora visibili dei puntini minuscoli. Beh, questa domenica mi è piaciuto molto questa specie di confronto, tra un'archeologa cresciuta che ora studia pure l'archeologia e una piccola archeologa in erba. Poi, ovviamente, le cose cambiano, crescendo. Ho scoperto che l'archeologia non è il mio primo amore, ma comunque mi interessa...e infatti, tra agosto e settembre, farò il mio primo scavo, in una chiesa medievale. E non vedo l'ora!

lunedì 10 marzo 2014

Heath

Questo sabato, ho visto un documentario sulla vita di Heath Ledger.


Me la ricorderò sempre, quella mattina del 22 gennaio 2008. In quei mesi, dopo aver visto con lui Le quattro piume, I fratelli Grimm e l'incantevole strega e Io non sono qui, e in attesa di Il Cavaliere Oscuro e Parnassus, pensavo: "Heath Ledger? Se continua così soppianterà Johnny Depp e diventerà il mio attore preferito". Ed ecco che, quella mattina, mentre sono ancora tra la veglia e il sonno, la prima cosa che sento e che mi rende immediatamente cosciente è, alla radio dei miei, un giornalista che dice: "...questa mattina la morte di Heath Ledger..." Mi alzo con un "Cooosa???? Ma se ha 28 anni????"

Ebbene si, Heath Ledger era morto per un cocktail di medicinali dosati male. Lasciava una figlia di due anni. All'epoca la notizia fece parlare parecchio, un po' come la morte di Philip Seymour Hoffman in queste ultime settimane. Mi ricordo con disgusto dei paparazzi che fotografavano mentre si portava via il corpo dalla casa in cui era stato trovato e facevano ipotesi su ipotesi. Per questo, in questo post voglio parlare soltanto del modo in cui vedo l'artista Heath Ledger. Le speculazioni voyeuristiche di certe persone mi irritano molto.

Secondo me, Heath Ledger era un attore geniale e completo. Aveva cominciato da poco una carriera di produttore e regista, dirigendo alcuni clip musicali per cantanti come Ben Harper, ispirandosi alla video art.


Bastava vederlo apparire per pochi secondi sullo schermo e pensavi: "Questo è un grande attore". Vedendo sequenze dei suoi film, questo sabato, non facevo altro che pensare a cosa sarebbe potuto diventare. La sua bravura, il suo sguardo, il suo viso, erano ipnotici. Era sempre alla ricerca dei ruoli più difficili, fin dall'inizio. E ci si immedesimava completamente. I genitori hanno conservato tutto di lui, dalle foto che rielaborava, ai copioni ai costumi, ai diari che scriveva per immedesimarsi al meglio. Tutto. Anche l'Oscar postumo per il suo Joker nel Cavaliere Oscuro. E vedere quel padre di famiglia mi ha fatto sentire molto triste.
In particolare, c'è una clip, in cui prova i costumi di scena di Parnassus, che secondo me fa vedere quanto potesse essere bravo. 

                                             

Ecco...voglio concludere così. Non ho ancora visto tutti i suoi film, uno in particolare a casa mia è off limits, ma un giorno ce la farò... Se c'è una cosa che può permettere solo il cinema, è quella di darti almeno l'illusione che i tuoi attori preferiti ci siano ancora. Un'amara illusione. 














 

venerdì 7 marzo 2014

La ragazza di fuoco

Ciao a tutti! Son qui soltanto per dirvi che sto leggendo Hunger Games-La ragazza di fuoco e che mi sta piacendo tanto, ma tanto, che posso anche essere mezzo addormentata ma poi succede qualcosa e mi risveglio di botto per proseguire altre dieci pagine. Spero che il film sia ben tratto.


Penso che, nella narrativa YA, Hunger Games sia la storia migliore. I temi che di solito mi disturbano, tipo il triangolo amoroso, son trattati in un modo che quasi me li fa ignorare. E poi, cavolo, lo stile ti da soltanto voglia di continuare!! E il peggio è che ieri notte per errore ho letto l'ultima frase e ho pensato: "OH NO!! Adesso devo leggere il terzo!!!"
Peccato che ho finito il budget libri comprando una Storia della Pirateria che sarà la mia prossima lettura insieme alla serie del Corsaro Nero prestatami dalla mia amica Chris, alla quale accennavo l'altro giorno... :'(

Vi piace il nuovo look del blog? Volevo qualcosa di più primaverile, e quindi ho preso la foto sullo sfondo da internet. Penso dia una bella rinfrescatina agli occhi. Vi auguro un buon week-end!

giovedì 6 marzo 2014

Non c'è nulla che ti possa preparare. Semplicemente, entri in autobus e lo vedi. Lui. Quando, quasi otto anni fa, lo hai visto nella sua classe alle medie, aveva i capelli lunghi e gli occhiali, ora li ha corti e probabilmente porta le lenti. Lo riconosci all'istante, perché lo hai incrociato spesso al liceo e poi...beh, qualche mese fa ti era venuto un colpo quando avevi saputo che era il batterista del gruppo del tuo ragazzo. E vorresti almeno salutarlo, ma non osi farlo. Ti siedi dall'altro lato rispetto a lui, lo osservi mentre ascolta musica dall'mp3. E vorresti dirgli: "Ciao, come va, che fai nella vita?" ma proprio non ce la fai. E' una situazione ridicola... E poi, prima della tua fermata, trovi il coraggio e:

"Ciao!"
"Ehi, ciao! Come va? Che combini?"
"Bene, grazie... Ora studio Beni Culturali. E tu, che fai?"
"Bah, io ho deciso di smetterla e di stare per conto mio."
"Ah... solo musica, eh?"
"Già, studio a casa, io!"
Pausa.
"Bene, io ora scendo. Ti saluto F.?"
"Si, grazie! Ciao!"
"Ciao."

Ed è andata. E non so perché, ma scendendo da quell'autobus mi sono sentita come se, d'un tratto, un altro pezzo della mia adolescenza se ne fosse andato via per sempre.

martedì 4 marzo 2014

Temporale notturno

Scosh, scrosh

Ecco lo scroscio della pioggia
Che tutto porta via
I pensieri, le cose fatte
Tutto fa scivolare in un lento sonno.

Ma ecco che...

TU-TUM!

Arriva il temporale
Che tutto divora e trasforma
La sonnacchiosa calma della pioggia
Nel profondo abisso della notte.




lunedì 3 marzo 2014

Sto meglio, si... sto ricominciando a legare con la me stessa di prima. Bastano una non sanissima passione improvvisa per i pirati, un rossetto rosso, Hunger Games-La ragazza di fuoco, e un'uscita al cinema stasera per andare a vedere Monuments Man. E poi, un sabato sera fantastico, durante il quale compri una Storia della Pirateria e come ciliegina sulla torta la tua amica Chris ti presta nove libri di Emilio Salgari sul Corsaro Nero, il figlio del Corsaro Rosso, Jolanda&Co. Una serata in cui passi il tempo a delirare, e alla fine torni a casa con la voce roca da quanto hai riso e parlato. E non importa che qualcuno ti dica: "Non devi leggere, ma solo studiare". Per una volta ti imponi, anche se sai che non serve a niente, ma almeno hai la tua soddisfazione di non aver chinato la testa come al solito.

Sorrido un po' di più, rido a crepapelle, faccio foto sceme...insomma, al momento sto meglio!! XD

lunedì 24 febbraio 2014

Confidentiel

Je voulais simplement te dire                                               
Que ton visage et ton sourire                                               
Resteront près de moi sur mon chemin                                 

Te dire que c'était pour de vrai                                              
Tout ce qu'on s'est dit, tout ce qu'on a fait                     
Que c'était pas pour de faux, que c'était bien.
Faut surtout jamais regretter
Même si çà fait mal, c'est gagné
Tous ces moments, tous ces mêmes matins
Je vais pas te dire que faut pas pleurer
Y'a vraiment pas de quoi s'en priver
Et tout ce qu'on a pas loupé, le valait bien
Peut-être on se retrouvera
Peut-être que peut-être pas
Mais sache qu'ici bas, je suis là
Tu resteras comme une lumière
Qui me tiendra chaud dans mes hivers
Un petit feu de toi qui s'éteint pas.




Volevo semplicemente dirti
Che il tuo viso e il tuo sorriso
Resteranno vicino a me sul mio cammino
Dirti che era per davvero
Tutto quello che ci siamo detti, tutto quello che abbiamo fatto
Che non era falso, che era bello.
Non bisogna soprattutto mai rimpiangere 
Anche se fa male, si ha vinto
Tutti quei momenti, quelle stesse mattine
Non ti dirò: "Non bisogna piangere"
Non c'è proprio nulla per cui non privarsene 
E tutto quello che non abbiamo perso lo valeva davvero
Forse ci ritroveremo
Forse si, forse no
Ma sappi che qui, ci sono io
Resterai come una luce
Che mi terrà caldo nei miei inverni
Un piccolo fuoco di te che non si spegne.

venerdì 21 febbraio 2014

Sono ancora confusa, lo devo ammettere. Però, una o due cose le so. Che, ieri sera, durante quella ora e mezza in cui non eravamo più insieme, c'è stato un momento in cui ho pensato che avevo appena fatto il più grosso errore della mia vita. E che, dal parrucchiere, quando ho visto quella persona che ogni volta che ci vai ti fa gli occhi dolci e ti dice di tornare quando vuoi e ho pensato che chissà, magari ora sareste usciti insieme, per la prima volta ho provato gelosia, io che gelosa non sono mai.
Mi sembra ancora tutto complicato, ma, come dire, c'è uno strano conforto, nel sapere che ancora stiamo insieme. Dobbiamo ricominciare tutto da capo, è vero, ma stavolta in modo serio, diverso. Non so come si faccia, ma stavolta ci voglio provare. E se non va...beh...non lo so. Non so nulla. Soltanto che, se ho pensato quella cosa e ho sentito quella gelosia, credo voglia dire qualcosa.

giovedì 20 febbraio 2014

Ko è stanca. Sta studiando tanto, e l'unica cosa che vorrebbe è riposarsi. Ko non è stanca solo di questo, ma di tante cose. E' stanca di tornare a casa e non sentirsi a casa, di non dire nulla perché tutto sarà criticata. Ko è stanca di sentirsi dare della bambina, e non vede l'ora di andarsene. Ko è triste, perché l'Erasmus non lo farà. Non ce la fa, ha perso la voglia e l'entusiasmo per tutto. Ko ne ha abbastanza che le si impedisca di fare ciò che vuole fare perché si sente morta dentro. Ko ne ha anche abbastanza che la persona con cui sta venga chiamata 'coso' da più di un anno e venga spesso insultata. Ko è preoccupata per una sua amica che su facebook scrive di sperare che ci sia qualcosa dopo la morte perché così suo figlio almeno è in cielo.

Ci sono momenti in cui Ko pensa di scoppiare. Di non farcela più. Con una certa persona non va bene, Ko non sa più cosa prova. Ieri c'è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e Ko si sente ancora più persa. La certa persona, poi, fa delle cose per punirsi, e allora anche Ko le fa, non sa neanche lei perché, però ora il suo avambraccio sinistro brucia. Ko si sente ridicola in questo momento, con una cuffia rossa in testa a coprirle i capelli scempiati.

KO NON CE LA FA PIU'!

venerdì 7 febbraio 2014

A quelle madri

Questo post lo scrivo per quelle madri che dicono che il corpo delle donne è delle donne, che sono loro che decidono cosa farci. Quello che dicono è giustissimo. E' sbagliato che poi decidano loro quello che le loro figlie possono fare con il proprio corpo, e quindi causano soltanto sofferenza. E' sbagliato quando costringono le loro figlie ad abortire il bambino che avevano deciso di tenere. 
Io sono per l'aborto, e come loro penso che noi donne dobbiamo avere la possibilità di decidere, quando ci troviamo con una gravidanza indesiderata, se avere o no un figlio. Però non penso che la cosa debba andare a senso unico. Non penso che "Oh, no, sono incinta, abortisco." Penso che debba essere una decisione presa in modo libero, e che deve essere rispettata. Anche se la ragazza è minorenne, sua madre deve rispettarla nelle sue decisioni. Non è una bambina di dieci anni, è una donna ormai, e ha deciso di prendersi le sue responsabilità, anche se magari il ragazzo l'ha mollata. Non so come esprimervi la rabbia e la tristezza che sto provando in questo momento. Quello che vi ho scritto sta accadendo in questo momento a una mia amica, e quando ci penso e mi metto al suo posto mi sento come in uno di quegli incubi in cui sai che ti uccideranno ma non puoi fare nulla. Mi sento arrabbiata per tante cose, ultimamente. Tra le quali che qualche mese ho avuto paura di essere incinta (poi per fortuna non lo ero), avevo preso una decisione simile a quella della mia amica, e quando sono stata sicura di non esserlo è l'ho detto a mia madre sono stata insultata in un modo che qua preferisco non dire. Cavolo, sto solo facendo l'amore con il mio ragazzo, mica sto andando con chiunque. Faccio di tutto per non rimanerlo, ma se rimango incinta, quella vita che porto dentro di me voglio decidere io se tenerla oppure no. L'aborto forzato da quelle madri che dicono che il corpo delle donne è delle donne è un controsenso a quello che dicono. 

mercoledì 5 febbraio 2014

Un anno...

Un anno fa, la mia amica A. mi trovò alla fermata dell’autobus un po’ prima del solito, intenta ad ascoltare per la quinta o sesta volta di seguito ‘Love is forever’ dei Muse, e con il cellulare in mano, a rispondere a quell’sms che mi era arrivato quella mattina. Subito mi chiese: “Allora com’è andata???” E io ancora con l’aria sognante, le raccontai.

Il giorno primo eravamo andati al cinema a vedere Frankenwinnie di Tim Burton. Per la verità il film all’inizio doveva essere Lincoln, poi però avevo visto che c’era Frankenwinnie e dato che a lui piaceva Tim Burton avevo cambiato programma. Ripensandoci a posteriori ho fatto benissimo, perché Lincoln è un film verboso e piuttosto noiosetto. Frankenwinnie, invece, tutt’altro. Nella sala c’erano poche persone, una decina al massimo. Il film era proseguito tranquillo, finché ad un certo punto appariva un pesce rosso morto. Guarda caso la settimana prima era morto Alpha, il mio pesciolino, e così io avevo detto: “Oooh il mio pesce!” Lui allora aveva detto: “Oh, no!” e mi aveva preso la mano. Eravamo rimasti per tutto il film così, mano nella mano. Di tanto in tanto il pollice di lui me ne accarezzava il dorso. Mi sentivo emozionata, come se sentissi che qualcosa stava per accadere. Elettrica. Poi, il film era finito. E, sui titoli di coda, era cominciata questa canzone:


“Love...Love is strange...”
A quel punto io avevo appoggiato la testa contro la sua spalla...lui si era girato e mia aveva baciato la fronte...io gli avevo baciato il collo...lui la mia guancia...e poi, d’un tratto lui aveva chiesto: “Che c’è?”, io avevo pensato ‘Ma cosa diamine sto facendo??’, e in quel momento la luce si era riaccesa nel cinema, illuminando le nostra facce vicinissime ed arrossate. Ci eravamo messi a ridere. Ridere di gusto, come due pazzi, fregandocene di quel che poteva pensare la gente lì accanto. Raramente ho riso come quella volta. Eravamo usciti dal cinema e poi lui aveva preso l’autobus con me per accompagnarmi lì dove mi aspettava mio padre. Dentro l’autobus, ci tenevamo per mano, ci accarezzavamo i dorsi delle mani e le nostre teste erano appoggiate le une alle altre. L’atmosfera era elettrica, una di quelle situazioni che vivi attimo per attimo, in cui non esiste passato o futuro, ma solo presente. Avevo le farfalle nello stomaco. Eppure, nessuno si decideva a fare il passo successivo, ma ci accontentavamo di quello. Quella sera ero tornata a casa con l’impressione di camminare su una nuvola e per poco non avevo dormito. Per la verità, ebbi per una settimana intera il senso della fame e del sonno sballati.

Tutto questo lo raccontai ad A. sull’autobus, e intanto rispondevo agli sms che mi arrivavano. A. era tutta contenta, ma io ancora non ero sicura, insomma, non c’eravamo baciati, chi me lo diceva che davvero anche io piacevo a lui? A scuola, lui era in ritardo come al solito. Lo aspettai nel corridoio. Poi, ci dissero che la prof. di italiano si era assentata all’ultimo momento. Mai ho amato tanto quella donna. Sgusciai al pian terreno e aspettai che lui uscisse dalla presidenza, dove si era fatto ammettere. Ci salutammo. Ci appoggiammo al muro, tenendoci di nuovo per mano, e chiacchierammo del film. Però di nuovo c’era quell’atmosfera elettrica, quella sensazione che qualcosa di imminente stesse per accadere. Peccato che proprio in quel momento tante persone della mia classe stessero uscendo in cortile a fumare. Tutti ci fissavano con un sorrisetto per noi imbarazzante. Allora io dissi: “Ti va se andiamo nel corridoio della biblioteca? Lì ci sarà meno gente.” Ci andammo. Ci sedemmo sulle sedie rosse e sgangherate di quel corridoio, il più squallido della scuola e magari anche della città. Almeno lì non c’era nessuno. Eravamo esattamente come la sera prima, seduti, mano nella mano. Chiacchierammo ancora del film. Guardai l’ora al cellulare. Erano le 9:01. Timidamente, dissi: “Beh, a me mi è piaciuto anche il resto...” Silenzio. Come la sera prima, lui mi baciò sulla fronte...poi io lo bacia sul collo...e poi...beh...

Dieci minuti esatti dopo, salimmo le scale che portavano al corridoio delle nostre aule. Incrociammo il mio compagno di classe psicopatico, che ci sorrise in modo inquietante. Arrivammo davanti alla sua porta, che era chiusa, ovviamente. Ci salutammo. Prima che lui entrasse lo abbracciai e, per la prima volta nella mia vita, gli dissi: “F. ti amo.” Lui rispose: “Anche io” e poi entrò in classe. La professoressa gli disse: “Complimenti per il ritardo”, ma lui pensò ‘Il miglior ritardo della mia vita’. Io entrai nella mia classe dove regnava il caos totale, dove ciò che mi fu detto appena fui vista fu: “Ko, ma stai bene? Sei...rossa!” Mi guardai la pelle che usciva dallo scollo del maglione e notai che ero letteralmente rossa dalla punta dei piedi alla radice dei capelli. A. disse che avrebbe sparso fiori di ciliegio sul nostro passaggio, mia zia che sembrava una scena del Tempo delle Mele e mia sorella che finalmente, era ora!

Tutto questo un anno fa, esattamente. Che strano. Mi sembra che sia passato così velocemente...
         


lunedì 3 febbraio 2014

"Amareggiato? Forse l'avremmo trattata nello stesso modo se fosse venuto lei da noi."


David Bowie, "The man who fell to earth"


venerdì 31 gennaio 2014

Molto tempo fa nell’antica dimora della gente di San Juan, in un villaggio le cui rovine si possono vedere al di là del fiume dall’attuale San Juan, vivevano due giovani dotati di magia. Il ragazzo si chiamava Cacciatore di Cervi perché, anche se solo ragazzo, era l’unico che non ritornava mai dalla caccia a mani vuote. La ragazza, il cui nome era Fanciulla Grano Bianco, faceva il vasellame più raffinato e ricamava i vestiti con i più bei disegni, meglio di qualsiasi donna del villaggio. Questi due giovani erano la coppia più bella del villaggio, e non era una sorpresa per i loro genitori che cercassero sempre la compagnia l’uno dell’altro. Vedendo che erano favoriti dagli dei, gli abitanti del villaggio supposero che erano destinati a sposarsi.
Col tempo lo fecero e, contrariamente alle aspettative degli anziani, passarono ancor più tempo nello stare l’uno con l’altro. Fanciulla Grano Bianco cominciò a trascurare il lavoro del vasellame e del ricamo, mentre Cacciatore di Cervi abbandonò la caccia, in un momento in cui avrebbe potuto risparmiare a molta gente di patire la fame. Cominciarono persino a dimenticare i loro obblighi religiosi. Su richiesta dei genitori preoccupati della coppia, gli anziani della tribù convocarono un consiglio. Quella giovane coppia stava ignorando tutte le tradizioni che avevano consentito alla tribù di vivere e prosperare, e la gente temeva che gli dei adirati potessero arrecare carestie, inondazioni, malattie o qualche altro disastro al villaggio.
Ma Cacciatore di Cervi e Fanciulla Grano Bianco ignorarono le argomentazioni del consiglio e divennero ancor più uniti, giurando che niente li avrebbe mai divisi. Una sensazione di rovina pervase il villaggio, anche se era primavera avanzata e tutta la natura s’era dischiusa in una nuova vita.
Poi all’improvviso Fanciulla Grano Bianco si ammalò ed entro tre giorni morì. Il dolore di Cacciatore di Cervi non ebbe limiti. Si rifiutava di parlare o mangiare, preferendo vegliare accanto al corpo della moglie sino a che non fu seppellito di buon’ora il giorno successivo.
Per quattro giorni dopo la morte, ogni anima vaga nel e intorno al suo villaggio, e cerca il perdono di coloro i quali può aver offeso quand’era in vita. È un momento di ansia per i viventi, poiché l’anima può apparire nella forma di un vento, di una voce disincarnata, di un sogno, o persino in sembianze umane. Per prevenire una tale visita, gli abitanti del villaggio vanno dalla persona morta prima della sepoltura e pronunciano una dolce preghiera di perdono. Ed al quarto giorno dopo la morte, i parenti i riuniscono per eseguire una cerimonia d’addio all’anima che si appresta ad andare nel mondo degli spiriti, dal quale non ritornerà mai più.
Ma Cacciatore di Cervi non si rassegnava ad accettare la morte della moglie. Sapendo che poteva vederla durante l’intervallo dei quattro giorni, cominciò a vagare tutt’attorno al villaggio. Ben presto fu sospinto più lontano fuori nei campi e fu qui, al tramonto del quarto giorno, proprio mentre i suoi parenti stavano radunandosi per la cerimonia dell’addio, che rinvenne un piccolo fuoco vicino ad un gruppo di cespugli.
Cacciatore di Cervi si portò più vicino e trovò la moglie, bella com’era in vita ed abbigliata in tutta la sua eleganza, che si preparava per l’ultimo viaggio pettinandosi i lunghi capelli con una spazzola di cactus. Egli cadde piangendo ai suoi piedi, implorandola di non partire ma di ritornare con lui al villaggio prima che il rituale d’addio fosse consumato. Fanciulla Grano Bianco pregò il marito di lasciarla andare, perché lei non apparteneva più al mondo dei vivi. Il suo ritorno irriterebbe gli spiriti, disse, ed, in ogni caso, ben presto lei non sarebbe più bella e Cacciatore di Cervi l’eviterebbe. 
Egli ignorò le argomentazioni garantendo il suo imperituro amore e promettendo che non permetterebbe a nessuno di dividerli. Alla lunga lei s’intenerì, dicendogli che l’avrebbe obbligato a mantenere la promessa. Entrarono nel villaggio proprio quando i loro parenti erano in marcia per la tomba con l’offerta di cibo che avrebbe lasciato partire l’anima di Fanciulla Grano Bianco. Quando la videro, ne furono atterriti, e di nuovo loro e gli anziani del villaggio pregarono Cacciatore di Cervi di lasciarla andare. Egli ignorò la richiesta ed un’atmosfera di sinistra attesa calò sul villaggio.
La coppia ritornò alla propria casa, ma non erano passati molti giorni che Cacciatore di Cervi notò che la moglie cominciava ad avere uno sgradevole odore. Poi vide che il suo bel viso era divenuto color cenerino e la sua pelle secca. All’inizio le voltò soltanto la schiena mentre dormivano. In seguito cominciò a rimanere alzato tutta la notte sul tetto, ma Fanciulla Grano Bianco lo raggiungeva sempre. Col tempo gli abitanti del villaggio si abituarono alla vista di Cacciatore di Cervi correre tra le case ed attraverso i campi mentre veniva inseguito da Fanciulla Grano Bianco, ora ridotta a solo pelle ed ossa.
Le cose continuarono in questo modo sino a che un nebbioso mattino una figura alta ed imponente apparve nel piccolo cortile di danza nel centro del villaggio. Era abbigliata con un vestito di pelle di daino bianco immacolato e portava il più grosso arco che nessuno avesse mai visto. Sulla schiena era gettata una grande faretra con le due più grandi frecce che nessuno avesse mai visto. Rimase dritta al centro del villaggio e domandò, con una voce che penetrò all’interno di ogni cosa, di Cacciatore di Cervi e di Fanciulla Grano Bianco. Tale era la sua autorità che la coppia avanzò docilmente e stette ritta di fronte a lei.
L’imponente figura disse alla coppia che era stata inviata dal mondo degli spiriti perché loro, Cacciatore di Cervi e Fanciulla Grano Bianco, avevano violato le tradizioni del loro popolo ed irritato gli spiriti; ed essendo stati così egoisti, avevano arrecato dolore e quasi una calamità al villaggio. “Poiché insistete a voler stare insieme’’, disse, ‘’il vostro desiderio sarà appagato. Vi rincorrerete l’un l’altro per sempre attraverso il cielo, come ricordi visibili per il vostro popolo che deve vivere secondo la tradizione se vuole sopravvivere’’. Detto ciò mise Cacciatore di Cervi su una freccia e lo lanciò in basso nel cielo occidentale. Ponendo quindi Fanciulla Grano Bianco sull’altra freccia, la collocò proprio dietro suo marito.
Quella sera gli abitanti del villaggio videro due nuove stelle ad ovest. La prima, grande e molto brillante, iniziava a muoversi verso est attraverso i cieli. La seconda, una tremolante stella più piccola, seguiva dietro da presso. E così è ancor oggi, secondo i Tewa; la brillante è Cacciatore di Cervi, posto là nel fiore degli anni. La stella più pallida è fanciulla grano bianco, messa dopo morta; tuttavia lei inseguirà suo marito per sempre attraverso i cieli.


Leggenda Tewa          

martedì 21 gennaio 2014

Stop

Stop con le prese in giro. E' da un po' che dura, e basta, sono stanca di queste cose che mi si fanno senza che io ne capisca il motivo. Forse ho sbagliato qualcosa, forse avrei dovuto fare delle proposte. Però, qualunque cosa sia stato, non penso di aver meritato questo trattamento. Quello che mi fa più incavolare è che non ho neanche visto arrivar la cosa. Non capisco. Pensavo di essere capitata su delle persone migliori, ma evidentemente mi sbagliavo. Perciò, basta squadra. Sono stufa. Farò qualcos'altro, qualcosa di più individuale che già conosco perché è praticamente lo sport di famiglia e in cui sarò indipendente, perché i giochi di squadra, ormai, mi hanno proprio stufata. Arrivederci e a mai più.

lunedì 20 gennaio 2014

Serietà

Non le capisco, quelle persone. Quelle persone che pensano che, a seconda dell’età che si ha, l’amore che ci lega a qualcuno o le passioni che si hanno sono più o meno una cosa seria. Penso sia un pensiero stupido. La serietà di una relazione non dipende dall'età. C’è gente di trent'anni che si mette insieme e dopo qualche mese è finita, così come ce n’è che si sono conosciuti tra i banchi di scuola e non si sono più lasciati. E la responsabilità, la maturità di una persona, neanche quella è data dall'età, né dalle sue aspirazioni personali. Io ho solo ventun’anni, e sogno di essere una scrittrice, di viaggiare in lungo e in largo per il pianeta a fare presentazioni e incontrare i miei lettori. E non è irresponsabilità, o una cosa campata in aria. Se fosse così ignorerei che è molto difficile arrivare ad una cosa del genere, non leggerei per migliorare me stessa e non studierei perché intanto devo fare un lavoro per vivere. Allo stesso modo, non credo che un ragazzo che vuole fare il cantante sia un ragazzino irresponsabile. Dal momento che studia per diventarlo e lo sa, che molto probabilmente finirà per fare l’insegnante, non ci vedo nulla di immaturo, anche se ha sedici o diciassette anni. L’importante è crederci. Penso che la serietà nel credere nel proprio amore o nel proprio sogno faccia diventare quell'amore o quel sogno maturo, e si, anche serio. Mi chiedo se queste persone se lo ricordino, cosa vuol dire essere giovani e amare e avere dei sogni. L’immaturo è chi si mette con qualcuno già sapendo che non è una cosa seria. Si può anche avere una relazione seria e poi lasciarsi perché non ci si ama più oppure smettere di sognare qualcosa. Ma quella è la vita, non la maturità o l’età. So soltanto che, il giorno in cui i miei figli verranno a dirmi che amano qualcuno e sono ricambiati o che vogliono fare che so, gli attori, non gli dirò che sono giovani e irresponsabili e che tra poco gli passa. Li sosterrò e li aiuterò, qualunque cosa vogliano fare.

venerdì 17 gennaio 2014

Ciao a tutti. Scusate la mia nuova assenza, ma sto studiando molto e inoltre ho avuto un po’ d’influenza che mi ha fatta a pezzi per tre giorni. Ora sto bene. Sto preparando l’esame di preistoria, e devo dire che la cosa mi appassiona parecchio. Soprattutto quando leggo i paragrafi hanno questo tipo di titoli...

 Di tanto in tanto, però mi concedo una pausa, ed una di queste pause l’ho fatta per guardare il film An education, di Lone Sherfig.


E' un film stupendo, ve lo consiglio. E' bellissimo come inizi come una commedia e poi ti lasci l'amaro in bocca, alla fine. Mi sono identificata molto in Jenny, la protagonista.
Con questo, vi lascio! Però, non senza avervi lasciato una foto del mio Max che sale sulla libreria credendosi il re del mondo!

E con questo, a presto! :)

venerdì 3 gennaio 2014

Baci


Baci. Di baci ce ne sono tanti, e ognuno è diverso. Ci sono i baci della mattina, quando sei appena sveglio e distrattamente dai un bacio a chi vive con te, pensando a quei capelli che, lo sai, ci metterai un'ora a rimetterli a posto. Ci sono i baci dati ai conoscenti quando li saluti, non sono proprio veri la maggior parte delle volte, sono solo dati perché così si fa. Ci sono i baci tra amiche, dati per un affetto sincero che non vi farà separare per nulla al mondo, neanche dopo che i vostri destini si saranno divisi per le scelte che la vita ti porta a fare. Ci sono i baci di gioia, di ringraziamento, di festa, quando tra spumante o vino rosso c'è quella magia che solo il Natale, l'Anno Nuovo, i compleanni e questo tipo di festività ti possono regalare. Ci sono i baci della vittoria quando quel punto per cui la tua squadra ha lavorato e sudato tanto finalmente arriva. Ci sono primi baci timidi, dati quasi chiedendo il permesso, che via via di avvicinano alle labbra, e che quando ci sono diventano sempre più appassionati. Ci sono i dolci baci rubati, gli amari baci di conforto quando qualcosa non va, i dolce-amari baci di riconciliazione. E poi, c'è l'ultimo bacio, quello della buonanotte, a volte un po' sognante, quasi un preludio a quel mondo assurdo e a volte migliore che solo i sogni ti possono regalare. Mille, mille baci, tutti diversi. E tutti da provare, un giorno o l'altro.